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senso, per la stessa bizzarria del contrasto. Regina, del resto, era di quel piccolo numero di Parigine che — adorne con la medesima aristrocratica semplicità — formavano la via lattea del ballo dall’ambasciata.

Ella divenne quindi all’istante il centro della festa. Gli inviti alla danza s’incrociavano.

Alberto Dehal, che era pur quivi, non osò neppure salutarla. Restò a contemplarla in uno stato di stupefazione estatica.

Il dottore si tenne sotto l’arco di una porta e calcolava. Ma non passò guari, e vide entrare nel salone, in faccia a lui, un signore di alta statura, il petto screziato di decorazioni, vestito da generale, ed i suoi lineamenti, i suoi capelli biondo-rossi, il suo portamento, tradendo la sua origine settentrionale.

Il dottore traversò la sala dove trovavasi Regina, e cui lo straniero traversava anch’egli lentamente, salutando questi, dicendo un motto a quegli e sbirciando tutti e tutto.

Lo straniero vide venirgli incontro il dottore e fermossi.

— Dottore — disse egli, porgendogli la mano — sono fortunato potervi annunziare pel primo che la nostra Accademia delle Scienze si è largito l’onore di nominarvi suo membro straordinario.

— Mille grazie, principe — rispose il conte di Nubo salutando. Il vostro sovrano debbe essere ben fiero di aver all’estero un rappresentante, come l’Eccellenza vostra, che recluta anime... anche per l’accademie!

— A proposito, dottore, vorreste voi permettermi di presentarvi uno dei nostri scienziati, che m’è capitato con l’ultimo corriere, e di pregarvi di piloteggiarlo un po’ pel mondo della scienza?

— Sarò felice di essere ai vostri ordini, principe.

Essi parlavano così, un po’ a voce alta, perchè molta gente stava loro intorno. Ma, senza cessar di parlare, il dottore aveva rinculato passo a passo nel vano di un balcone.

Quando si videro soli:

— Ebbene? — domandò il principe.

— Ella è qui.

— Quale dunque?

— La più bella del ballo.