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Maria apparve.

Vitaliana le disse:

— Il duca vi dice di fargli servire il cioccolatte nel suo gabinetto. E venite a vestirmi.

Balbek uscì, la testa affondata nel petto.

L’ultima parola era stata detta.




Il duca aveva forse indovinato.

La sfrontatezza sùbita, la resoluzione irremovibile di Vitaliana erano la conseguenza di una decisione suprema presa da lei.

Ella non ne soffiò motto ad alcuno, però. Si seppe il suo pensiero più tardi, da una bozza di lettera cui si proponeva indirizzare a sua madre, e cui non le indirizzò.

Ella si suicidava, ed uccideva Adriano con lei!

"Un ravvicinamento con mio marito — scriveva ella — mi sembra, più che impossibile, inverosimile. Io non mi sento la forza di resistere all’attrazione di mio cugino. Ma non so neppure perdonargli Morella — di cui colgo i baci caldi ancora, sulle labbra febbrili di Adriano. Non so rassegnarmi a morir sola, perchè soffocherei di gelosia fin nella mia tomba. D’altronde, ò infravisto, in un paradiso d’amore, il frutto proibito, cui voglio mordere di bell’appetito, prima di morire — e morir dopo, madre mia, par lavare l’onta di cui imbratto il capo di mio figlio.

«Le rimostranze di oggi del fu mio marito mi ànno confermata nella mia risoluzione.

«In una parola, madre, voglio morire nelle braccia di Adriano, con lui, sfogliando petalo a petalo l’estasi della colpa — se amare n’è una agli occhi di Dio...>

Ora, a quell’armellino non venne neppure nel pensiero di suicidarsi col véggio al carbone della crestaina, con la pistola del violento, con il tossico della disperazione, col pugnale della premeditazione fredda ed eroica.

Ella meditava di una morte che fosse, più che una festa, un’aureola; meglio che un inebbriamento, un poema! Si sarebbe annegata in una stella, se lo avesse potuto!

Ella vagheggiava dunque di già quella morte deliziosa — cui il dottore di Nubo, con una scaltrezza perfida, segnalava al duca come un assassinio che non lasciava