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— Battetevi allora.

— Non mai. Io sono vile. Spiegate ciò. Se mi trovassi alla testa di uno squadrone, io mi slancerei il primo sur un quadrato di fanteria, sur una batteria. Svenirei, se vedessi una pistola puntata su di me, o una puntata di spada volteggiare attorno al mio petto. Io sono affatto l’opposto dei nostri Siciliani, i quali ànno il terribile coraggio di battersi al duello del coltello, e levano il piede sul campo di battaglia, al primo colpo di cannone.

— Sarebbe egli il conte di Alleux che vi accocca quell’intimazione?

— Egli stesso.

— Egli ama dunque vostra moglie?

— Si amano.

— Ne siete voi ben certo, di parte della duchessa?

— La cameriera — che fin qui fu al soldo del conte di Alleux per riferirgli tutto ciò che Vitaliana faceva — è passata al soldo mio, adesso che il conte viene due volte al giorno ad informarsene da Vitaliana ella stessa. Questa cameriera dunque me lo assevera.

— Allora, partite.

— Impossibile. Osservatemi come sono cangiato. La mia vita è un letto di aculeo. Dovunque io mi giri, gli è tenebre. Dovunque io mi proponga abbordare, gli è l’onta, il delitto o la morte. Non oso più escire, ed ò paura di restare a casa. Se veggo un fanciullo nelle vie, il singhiozzo, il soffoco mi prendono. Se incontro una coppia felice, le lagrime inondano gli occhi miei. Io trovo uno scherno in tutti gli accenti. Ogni parola mi sembra un’allusione. Si direbbe che una mano invisibile scriva le mie colpe sulla mia fronte, e che ciascuno ve le legga. I miei colleghi mi squadrano singolarmente. Morella non mi discaccia neppur più; io non esisto più per lei! Sono andato al teatro, pensando distrarmi; ò creduto riconoscere che mi avevano messo in iscena. Sono andato al ballo della mezza-quaresima; una maschera si è avvicinata e mi à detto: «Ai tu incontrato tua moglie?» Evitano al club di giocare con me. Io trascino nelle feste un piglio che mette le donne in fuga, gli uomini in guardia. All’ultimo ballo delle Tuileries, la regina non mi à parlato. E dietro a me, un militare chiedeva ad un altro, facendo certo allusione ai casi miei: «Come vanno le vostre colombe?»