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— Madama, madama...

— Voi siete un ladro, signore. Voi avete rubato 60 mila franchi alle carte, in casa del principe di Lavandall, ed io vi ò visto, dei miei proprii occhi visto. Voi siete un vigliacco, signore, un vigliacco! Vi ànno proposto di bruciarvi le cervella nel giardino, e voi avete rifiutato...

— Vitaliana!... gridò Balbek interrompendo.

— Voi siete autore della vostra indegnità con premeditazione — continuò Vitaliana — perchè voi avete scritto e firmato una dichiarazione di ladro, cui io ò letta. Ma, al disopra di tutto ciò, signore, voi siete infame, perchè vi proponete di trafficare di non so quali documenti, che si riferiscono ad una successione reale, minacciando di contaminare una regina che forse è vostra complice; di ruinare un fanciullo che forse è vostro figlio; di gettare una nazione nella guerra civile — se non vi affogano di oro! Ecco chi voi siete, signore, ciò che voi volete, ed i delitti cui nè il mondo, nè io vi perdoneremo giammai. Se mio padre fosse vivo, egli vi avrebbe fatto saltare quel cervello cui tenete tanto. Che posso io, io? Pregare che non si disonori un nome, cui mio figlio ed io portiamo; proporre una transazione. Ove sono codeste carte, signore? Ci si dice: onore per onore, carte per carte... Ove sono desse? Voi volete farne quattrini, e lasciare il nome di vostro figlio infamato!

Il duca era caduto come fulminato.

Trovando sua moglie così ben ragguagliata sopra tutti i suoi atti, egli intravide una correlazione, che traversò il suo spirito come un baleno. E’ si sapeva infame; cominciava a sospettare s’egli non fosse altresì il trastullo di qualcuno!

Pertanto, l’accento, l’attitudine, il viso trasfigurato di sua moglie, le accuse terribili cui pronunziava, lo sopraffacevano. Era confuso, quel diplomatico! La sfrontatezza lo abbandonava. La scusa stessa spirava sulle sue labbra.

Ei rimarcò, tuttavia, che si esagerava la portata dei documenti, cui il destino aveva messo nelle sue mani, e che mentivano attribuendogli il disegno di mercanteggiarli.

— Io ò visto di questi occhi — soggiunse Vitaliana — uno spaccio del principe di Tebe, che ordina di comprare