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guanciale si era addormentato. Gli bastò interrogare Lisa, la cameriera di Morella, la quale, descrivendogli le due persone che erano venute a cercarlo, ed il colore della livrea dei domestici, gli rivelava e spiegava tutto.

Egli non sospettava però punto che sua moglie sapesse altro che quello.

E’ non si dissimulava la gravezza di questo fatto agli occhi della duchessa; ma aveva la confidenza di farselo perdonare. Laonde si presentava a lei di un’aria non punto accasciata.

Egli abbordò anzi le spiegazioni di un tono così alto, che la duchessa, negligentemente stesa sul suo canapè, e facendo vista di baloccare colle nappe della cordelliera della sua veste da camera, aggrottò le sopracciglia.

— Madama, non ò d’uopo di annunziarvi di che io mi venga a parlarvi. Se ò procrastinato di un giorno questo colloquio, gli è che ò voluto lasciarvi il tempo di riflettere. Domando risposte categoriche.

— Vi ò abituato a darvene d’altre, signore? — rispose Vitaliana.

— No: ne convengo. Fino a ieri non ebbi mai un sol rimprovero ad indirizzarvi. Voi avete rispettato il nome che portate...

— Quello di mio padre, signore — l’interruppe Vitaliana.

— Anch’esso. Questo doppio rispetto avrebbe dunque dovuto imporvi una condotta più riserbata, ed insegnarvi che la gelosia, essa stessa — la quale è una follia — à dei limiti.

— La gelosia? — obbiettò Vitaliana.

— Io non saprei nè riconoscere nè ammettere altro movente. Ma la gravità della cosa è forse meno nell’atto esso stesso, che nel luogo, nell’ora e nel compagno che sceglieste per compierlo. Esigo dei dettagli precisi su tutto codesto, madama.

— Su tutto codesto... che cosa, signore? Perocchè, e’ mi sembra, che voi favelliate da un quarto d’ora, senza mettere il soggetto della conversazione.

Il duca, che fin qui era restato in piedi, si assise e disse:

— Voi mi sembrate disposta alla bernìa, signora... ed io nol sono punto. Vi domando, allora, innanzi tutto, che