Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/329


Vitaliana riflettè, poi disse:

— Al postutto! perchè io sono venuta qui?

— Grazie! — gridò Adriano raggiante. Io vi porterò domani il resultato delle mie riflessioni, un piano di condotta fermo, e... il mio pentimento, se...

Vitaliana squadrò suo cugino di uno sguardo freddo, severo, disdegnoso, e disse:

— Fate chiamare la mia gente.

— Vitaliana... — sclamò Adriano, cadendo in ginocchio.

— Conte d’Alleux, siete aspettato lì su — osservò la duchessa, ed uscì.

Il suo lacchè l’attendeva nel corridoio.


XV.

Una spiega che finisce in una dichiarazione di guerra.

Adriano si presentò in casa di sua cugina alle otto del mattino.

E’ non ignorava punto che l’ora era indebita, e che Vitaliana non poteva riceverlo immediatamente. Ma egli sapeva che la duchessa lo avrebbe pregato di aspettare, e che il signor di Balbek aveva passata la notte a voltolarsi ai piedi di Morella, che lo scacciava. Ora gli era codesto appunto cui Adriano desiderava. Laonde rispose a Maria:

— Ma, attenderò tanto che ella vorrà! Non si solleciti ad alzarsi ed a vestirsi. In tutto rigore, d’altronde, posso ritornare fra una coppia di ore.

— Mille scuse. Madama prega il signor conte di aspettare. Ella sarà pronta in mezz’ora. Era di già sveglia — se tuttavia ella dormì. Perocchè madama, adesso, non dorme più!

— Sta bene. Resto. Ma non nel salone, ove si potrebbe stupirsi di vedermi di così mattino. Passo dal duca.