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— Scusi — interruppe Vitaliana. Credevo essere in casa del conte di Alleux.

— Il conte d’Alleux à un’appendice che non ammette intrusioni, madama la duchessa. Che voi venghiate in casa mia, la notte, a reclamar vostro marito, io ve ne so grado. Voi mi affrancate. Ma che vanghiate a farmi concorrenza qui... alto là!

— Madama, andate ad annunziare al conte di Alleux la duchessa di Balbek, sua cugina — disse Vitaliana, fermandosi, di un tono pulito e glaciale.

— Codesta taccola è vecchiottella, madama. Se n’è tanto fatto abuso nei romanzi e nelle commedie! D’altronde, voi siete tutti cugini nel Faubourg.

— Madama, io attendo da cinque minuti, e non ò il tempo di aspettare. Vogliate chiamar mio cugino: ò bisogno di parlargli ed a lui solo!

— Volete che vi accompagni nel suo appartamento, di su, madama la duchessa? Starete colà più confortevolmente. Vi troverete perfino una delle mie saute-du-lit.

Vitaliana, a questa proposizione, divenne pallida e rossa nel tempo stesso. Si sentiva soffocare. Era stata vilipesa come dama, gualcita come donna. Ella volse di botto le spalla a Morella, e si allontanò.

Al punto stesso, Adriano entrò e si trovò viso a viso con le due donne.

Di un colpo d’occhio si accorse che una scena veniva di aver luogo. La sua apparizione subita l’aveva interrotta, ma la bruciava ancora nelle pupille scintillanti di Morella, negli occhi velati di Vitaliana.

Egli portava lo snodamento.

La posizione di Adriano era perigliosa.

La presenza di sua cugina in casa sua, dopo la dichiarazione senza equivoco del suo amore, cui le aveva deposta sulle labbra, indicava ch’egli era forse più complice che colpevole. In ogni caso, la speranza intonava nel suo cuore un inno di trionfo.

La presenza di Morella, in quell’addobbo famigliare, poteva uccidere questa speranza gloriosa, provando a Vitaliana che il suo amore non era, almeno, uno di quelli che si desolano.

La gelosia di Morella poteva ruinar tutto. La gelosia