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disputata, perchè la legittimità del suo successore è contestata. La regina Bianca passa per adultera: perocchè si è in misura di provare che re Taddeo non poteva essere il padre del figlio della regina. Ora, e’ pare che il duca di Balbek abbia dei documenti che possono decidere la quistione. Il principe di Tebe li desidera. La regina Bianca debbe desiderargli egualmente. Vengo di apprendere che vostro marito li traffica. Egli si appresta a far getto dell’onore di una donna e di una regina; a mettere il fuoco della guerra civile in un regno, se non gli sborsa la somma enorme cui dimanda di quelle carte.

— Ciò è infame, infame! — gridò Vitaliana, alzandosi.

— Sì, madama, l’è orribile, infatti — riprese il principe. Bisogna dunque impedire questo delitto, madama. Noi non sappiamo se la regina Bianca è colpevole o no. Ma ella è donna, ella è madre: e ciò basta. Bisogna proteggere il suo onore. Signora duchessa, voi siete pure donna e madre.

— Che posso io fare, principe? Io sono pronta a tutto.

— Dei documenti come quelli cui possiede il duca di Balbek — continuò il principe — non possono restare fra le mani di un particolare, soprattutto nelle sue. Perchè, madama, bisogna che voi sappiate tutto. Si assicura che il duca fu il complice di quella regina, cui medita di disonorare adesso; che quel figliuolo contestato è il suo; e che la di lui ambascieria qui è il prezzo di quella complicità. Capite voi, madama, un uomo che consegna la donna che si diede a lui e che lo rese padre? Capite voi, madama, un uomo che, per una somma di danaro, mercanteggia l’onore della donna che l’amò ed il destino del figliuolo che la gli diede?

— Dite, principe, dite: che bisogna fare? — gridò Vitaliana, ora pallida, ora rossa.

— Ebbene, duchessa, quelle carte non possono essere in sicurtà che in mani reali. Io vi lascio la dichiarazione di vostro marito contro quelle carte, cui manderò all’imperatore. Lo czar Nicola, padre e cavaliere, sovrano prudente e giusto, saprà meglio di chicchessia che uso farne, e che valore esse abbiano.

— Io comprendo tutto — disse Vitaliana dopo un momento di riflessione — forse anco la catastrofe che mi avvolge. Dovessi io mettere il fuoco al palazzo, voi avrete,