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dine, fuor di sensi: li si sarebbe detti avvelenati da un anestasiatico.

— Principe, fate tirare quell’uomo di colà — disse infine Vitaliana, indicando a Lavandall suo marito.

Il principe diede un ordine.

I due suoi valletti d’anticamera tolsero via il duca, lo avvilupparono in un mantello e lo portarono nel calesse.

Il principe e Vitaliana seguirono.

— Il duca può entrare in palazzo senza esser visto, duchessa? — domandò Lavandall.

— No.

— Allora?... In quello stato... Dimani, i domestici... tutta Parigi...

— Comprendo. Fate depositare codesta roba in casa del signor d’Alleux, mio cugino, stradale Santa Maria, e riconducetemi all’ambasciata, principe.

Parigi, vista a quell’ora, a piedi, à un aspetto singolare.

Il principe dette degli ordini.

Vitaliana si sentiva sì serena oggimai, che la sembrava felice.

Marciavano in silenzio, in grembo ad un vaneggiamento. D’un tratto, Vitaliana, si fermò e sclamò:

— Le dietro-scene della vita àn dunque di quegli Eden, principe?

Il signor di Lavandall s’inchinò e tacque.


XIV.

L’artiglieria entra in battaglia.

Qualche ora dopo, verso mezzodì, Vitaliana usciva appena dal suo letto d’insonnia, quando la sua cameriera entrò e le annunziò che il principe di Lavandall aspettava in salone, e dimandava con istanza di essere ricevuto per un momento.

Vitaliana non sembrò stupita di quella visita premurosa.

Maria rotolò i capelli della duchessa in una reticella di