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— Ed il conte di Muys? L’avete visto! Consent’egli ad aspettare?

— Egli dice — io vengo adesso di casa sua — che i debiti di giuoco si pagano sul tavolo o si saldano con la spada. Chi attende, deroga; e che egli è di vecchia razza. Per conseguenza, se non riceve in giornata, o domani, i quindici mila franchi che gli dovete, egli vi schiaffeggerà al club, in presenza di tutti. Bisogna vederlo! Si è sempre più ruvidi con gl’intermediari che col soggetto principale.

— Io mi annego! — sclamò il duca alzandosi.

— Ne ò ben paura — proseguì il dottore con calma. Al club, si à l’aria di sospettare che la nostra buona fortuna al giuoco non è sempre di buona lega. Ci sorvegliano. Anche questa risorsa si dissecca per qualche tempo. Occorre, anzi, perdere e pagare.

— Insomma, ditelo di un motto solo; voi mi portate una corda per impiccarmi!

— In ogni caso c’impiccheremo insieme; perocchè voi mi avete attirato nel vostro abisso. Ma — rimarcò di Nubo, voi non avete altro scampo, altra possibilità di salute?

— A meno che voi non mi consigliaste di svaligiare i viandanti o di trafficare di mia moglie.

— Non mi avete voi parlato un giorno, per allettarmi a venirvi in aiuto, di non so che carte cui possedevate, che valevano milioni?

— Io non vi ò mentito. Io possedo quel tesoro. Ma, giustamente perchè quelle carte valgono milioni, non bisogna sciuparle per dei soldi.

— Caspita! Dugento mila franchi di debito non sono poi così mica soldi che voi vi piacciate a ribassarli. Ma infine, se quelle carte ànno nel grembo dei milioni, perchè non le obblighereste voi ad espettorarli?

— Perchè chi deve espettorarli — poichè espettorazione vi à — non è in misura di ciò fare. Quelle carte interessano la regina Bianca e suo cognato, il principe di Tebe. La regina non può nulla in questo momento. Il principe è più povero di noi. La regina non può al presente comperar quelle carte. Il principe ne darebbe un boccon di pane — perchè gli è tutto ciò ch’e’ possiede. Fra un anno o due, quei documenti saranno una miniera. I gallioni arrivano alla morte di Taddeo IX.