Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/287

sono zeppi di maldicenza contro la Corte, il governo, i ministri della Francia; di esecrazione contro la stampa libera, e di diatribe contro i rivoluzionari di Parigi e di Londra — i quali, sia detto in passando, si spiano a chi meglio meglio, reciprocamente. Ecco tutto.

— Credi tu avere rimuginato dovunque?

— Sì — eccetto un piccolo mobile che è a capo del suo letto, che à una toppa a secreto, conosciuto dalla duchessa sola forse, ed ove il duca chiude i suoi crachats, i suoi danari, e tutto ciò che à di prezioso. In passato, le gioie della duchessa erano anche conservate lì; poi, ella le confidò a Maria e le conserva nel suo appartamento...

Augusta riassumeva queste conversazioni col suo ex-intendente e le comunicava al principe di Lavandall.


Dal lato suo, Morella scriveva a Sergio di Linsac dei vigliettini come questi qui:


«Avvisate se volete: il mio malato à la vita dura. «M.» — Martedì.


«Giovedì. — Una goliera di 7000 fr. Il duca era raggiante donandomela. Eran dunque delle fibre della sua anima ch’egli mi dava. Ne ebbi pietà.

«M.»


«Sabato. — Dieci mila franchi per le spese di casa. Lasciandoli sul mio caminetto, la sua mano tremava. Io lo guardava nello specchio. Poi, dei baci frenetici che ànno decorticato le mie labbra. Si inebria. Io non resisto più: voi lo volete. Io tappezzo la strada del suo suicidio di foglie di rosa e di incantesimo.

«M.»


«Lunedì. — Ebbrezza folle... ed uno scheggiale di diamanti. L’ò trovato bello, ed ò abbracciato il donatore. Se mi avessi un cuore di ricambio, glielo confiderei. Mi fa pietà. La pietà è la grande porta dell’amore. Poi, delle lunghe, lunghe distrazioni, e dei pallori sùbiti. La lettura del giornale della sera lo à fatto abbrividire. Non à guardato che il listino della Borsa.

«M.»