Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/254

Non vi era da sbagliarci sul suo ufficio.

La categoria degli spettatori era altra cosa. Lo zio Pradau li aveva dipinti con esattezza.

Madama Thibault abitava adesso un padiglione in fondo ad una corte, nel Faubourg St. Honorè. Al padiglione si annetteva un piccolo giardino. E tutto ciò era ricco e civettuolo.

I saloni, o piuttosto la Borsa, eran già stivati di gente, quando Morella arrivò.

La stessa parola spruzzò, nel medesimo tempo, da tutte le labbra: Ecco la regina!

Infatti, Morella era alta abbastanza per spiegare l’eleganza squisita della sua taglia, ma non troppo per imporre, come una Semiramide di Opéra. Il suo colorito aveva quella pallidezza bianca ed abbagliante, piena di salute, che indica l’armonia delle funzioni della vita, la perfezione degli organi. Una pelle vellutata e fina, simigliante all’alito di una bambina che dorme. Il suo lungo sguardo nero era impregnato di languore, ma si animava per raggi, e dava delle scosse come una macchina elettrica. Nulla poteva eguagliare la freschezza, la grazia, la soavità della sua bocca, ove la voluttà sorgeva come Venere dalla schiuma del mare. La sua fronte, alta, levigata, bianca come l’Olimpo di Omero, sarebbe stata davvero il trono di un’anima — se Morella ne avesse avuta una. Il suo sorriso un po’ lento penetrava come l’odore della magnolia. Il suo collo, il suo petto, le sue braccia nude allumavano gli sguardi e scoloravano i sembianti. Satana vi scoppiettava con la sua muta furibonda di desiderii.

Morella era una provocazione. Ove ella poggiava lo sguardo, feriva; ove ella fermava la sua volontà, prostrava.

Come contrasto a quella provocazione — che sembrava emanar da lei involontariamente — le sue maniere erano dolci, molli, gravi: la cimbalina di Dio si rivelava in sibarita!

La sua voce era armoniosa, ma si lasciava dietro le vibrazioni che seguono una corda che si spezza.

In una parola, Morella sarebbesi detta una cattiva azione della provvidenza. Era un calappio, come la datura strammonio — il di lui fiore incanta lo sguardo ed uccide.