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M. Claret andava ad introdurvi l’ex capo degli zingari!

Il duca di Balbek aveva accettato, e fissato il ballo di Augusta al 29 novembre.


VIII.

Il ballo del 29 novembre e la prefazione.

La sera del 29 novembre giunse.

Alle nove della sera, un piccolo coupé si fermò innanzi ad una porta nella via Blanche. Un signore ne scese, salì al terzo piano, suonò. Una ragazza aprì, ed annunziò:

— L’è il signore.

Sergio di Linsac — era desso — entrò, cappello in testa, dritto dritto nella camera da letto.

La cameriera, che gli aveva aperto, lo seguì, per continuare a prestare la sua assistenza alla padrona, la quale era in via di terminare la sua toilette.

Era di già pettinata, e Luisa le infilava le calze.

— Non ti aspettavo — disse Morella, la padrona della dimora. Vieni tu per qualcosa?

— Lo credo bene. Vengo a passare in rivista l’esercito, ispezionare le armi ed aggiungervi questo cannone alla Paixant.

E, ciò dicendo, le presentava un ferretto di diamanti a foggia di stella.

— L’è proprio bello — sclamò Morella. E vado a collocarlo, all’istante, nel suo empireo.

— La tua fronte l’ecclissa, Morella — rispose Sergio, baciandola.

— Tanto meglio se l’è così. Ne saresti tu già ai concettini, con me?

— Come? tu dici ciò all’uomo che ti à presentato il tuo bastone di maresciallo?

— Di meglio: che mi à cacciato nella mischia per guadagnare la battaglia. Come trovi tu questa veste?