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è il tratto di unione tra le belle donzelle ed i ricchi signori. Noi facciamo eccellenti affari, fuori dubbio. Ultimamente ancora, abbiamo trasferito Fernandina a Raizet pascià.

— Cosa è Fernandina, perè Pradau, una giumenta?

— Ma donde cascate voi, M. Claret, che non avete udito parlare, o visto, la più bella figliuola di Parigi? quattro cavalli a un landau giallo e nero, come quello dell’ambasciatore d’Austria; due lacchè a parrucca incipriata e bastone in mano; e cocchiere inglese, di dugento cinquanta chilogrammi in predella; piccolo hôtel nella rue des Vignes; palco all’Opera; pranzi di gala due volte la settimana; e... feste di notte a tutto bordone.

— Capisco!

— Me ne congratulo! Bene, codesto ci à profittato ottanta mila franchi. Tutte le mie spese ed anticipazioni rimborsate, abbiamo avuto un beneficio netto di trenta mila franchi — ventisei per madama Thibault, quattro per me — oltre il cinque per cento sulle somministrazioni, ecc., ecc., totale 10,000 franchi di parte mia.

— Ed ambizionate un posto di 200 franchi al mese?

— Appunto! Noi abbiamo avuto questo affare col Turco l’està passata. Ne annaspiamo uno con la Russia in questo momento, ed ecco perchè io sono qui con un invito pel vostro duca, il quale è Sultano in quei paraggi. Ma quanto tempo mi bisognerà desso, senza parlare del sacrifizio dalla mia considerazione, per mettere insieme la somma che costituisce la mia rendita? Ebbene, io posso guadagnar codesto in un anno.

— Voi dite, père Pradau!

— Conoscete voi quel bell’edifizio circondato da colonne nella strada Vivienne?

— Voi intendete parlare della Borsa, mi immagino?

— Sissignore, M. Claret. Orbene, la mia rendita e la vostra sono in quel palazzo dei miracoli.

— Hum! père Pradau, io ò udito delle storie su quel luogo lì...

— Bazzecole! Tutto dipende dal colore delle mani che vi si portano. Ma infine, ecco il mio affare. Io lascio in deposito al mio agente di cambio un capitale di... — mettiamo 100. Egli mi lascia fare delle operazioni, tutto al