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Adriano ritornò al seminario.

Vitaliana restò in casa di sua madre, perchè la zia del Sacré-Cœur era morta, e la contessa di Muge si curava poco di fare di sua figlia una maestrina o una beata.

La contessa di Muge non essendo ricca, non si prodigava per feste che esigevano un lusso esorbitante ed una immensa varietà di toilette. Quest’abile donna si mostrava unicamente ai balli delle Tuileries ed a quelli dell’ambasciate d’Inghilterra, di Russia e di Austria — cinque o sei sere nell’anno.

Ella metteva questa parsimonia sul conto della sua fierezza e del suo disdegno pel piccolo mondo alla maschera aristocratica. In quei balli, d’altronde, ella incontrava ciò che ella voleva. Come ella poi si spacciava per malata — e perciò non avendo tempo a perdere — si decise a presentare quest’anno Vitaliana nel mondo.

Vitaliana era troppo giovane d’anni; ma l’adolescente aveva di già le forme della donna — quantunque tutta magrolina ancora e scolorata dallo spossamento della crescenza.

Madama di Muge non ebbe certo a lagnarsi dell’effetto che produsse Vitaliana alle Tuileries, ove ella l’esibì per la prima volta. Tutti gli occhi, tutte le lenti si diressero sulla giovinetta, e ciascuno dimandò al vicino:

— Conoscete voi, signore, il nome di quella fanciulla?

Pochi la conoscevano. E coloro che sapevano chi ella fosse, non ignoravano probabilmente pure il carattere della madre, lo stato della possidenza e la loro posizione sociale. Di guisa che, quell’anno, non svolazzarono intorno alla bella figliuola che dei ballerini e degli stranieri.

Un solo uomo considerevole invitò Vitaliana a ballare e cicalò con lei qualche istante dell’opera del Conte d’Ory e della Farorita. Costui fu il duca di Balbek, uno dei lions del mondo parigino. Vitaliana rispose — arrossendo un po’ della sua ignoranza — che ella non era ancora stata nè agl’Italiani, nè all’Opera.


L’anno passò così.

Era il secondo anno dell’ambasciata del duca di Balbek a Parigi, ove egli teneva già il bordone della fashion e