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vacare quanto prima. Ma le istruzioni scritte?... Tu sei pazzo, tre volte pazzo, goffo, tre volte goffo.

— Non è mestieri, zio, che dimandiate al re l’autorizzazione di darmi le mie istruzioni per iscritto. Ciò entra nelle attribuzioni del ministro. Altri si contenterebbero di averle verbali. Altri, semplicemente indicate nell’ombra dei sotto-intesi, come voi fate al presente. Altri vi afferrerebbero a mezza parola e si lancerebbero all’avventura testa giù, a loro rischio e periglio. Io, io sono leale: voglio che il mio ufficio mi sia formulato in iscritto. Il re vi ci à di già autorizzato, significandovi l’intento ed accettando l’uomo. I dettagli sono l’opera del ministro, come qualunque altro semplice regolamento. Riflettetevi. Io accetto il mandato. Poi, al momento in cui io sarò pronto per metterlo in atto, verrò a reclamarlo, secondo la formula che vi presenterò. Non temete nulla. Ma mettetemi al sicuro. Noi siamo tutti complici. Noi abbiamo dunque lo stesso diritto alla sicurezza e lo stesso dovere del silenzio. Perchè reclamate voi la parte del lione e la facoltà esclusiva di potermi un giorno tradire ed impiccare?

— Va, balordo, gli è di già troppo di chiacchiere per una semplice ipotesi — cui ò proposta per scandagliare il tuo carattere ed il tuo spirito.

— Zio, dite a Sua Eccellenza che la ringrazio; che le farò onore; che sarò fedele e cavaliere; che il documento cui esigo non sarà giammai una lettera di cambio, ma forse, un giorno, una semplice credenziale; e ch’ella può lasciarmela con confidenza. I duchi di Balbek non tradirono mai: voi lo sapete.

— Tu vuoi dunque collocarti a piacere nella gola del lione? Si subisce il pericolo. Ma non se ne fa la sua aria respirabile, il suo pane quotidiano. Va, rifletti a tua volta ed abbi la fortuna di riescire. Dimentica il funzionario e sii il duca di Balbek. Una tanta bellezza! venti anni?... Io andrei a farle la corte nel cratere del Vesuvio.


Due giorni dopo, il barone di Luci portava a re Taddeo IX la risposta autografa di suo cugino, re Claudio III.

E l’hallali risuonava nelle foreste!

L’hallali!