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Maud bevve un uovo fresco, prese una cucchiaiata di gelée ed un boccone di petto di beccaccia. Poi, si allungò sulla dormeuse.

Sarah, impiedi innanzi a lei, attendeva l’ordine di darle le due fila della pila.

Maud si taceva. Si sarebbe detto che l’avesse obliata. Il suo spirito spaziava altrove, batteva i campi, saltava dall’ospizio di Londra al castello di Lavandall, dalla villa di Saint-Germain a Nizza, dal principe Pietro al conte Alessandro. Aveva bisogno di dormire. L’odore dei fiori le faceva male... E poi, di un tratto, ella si vide come se fosse divenuta folle... Gettò un grido. Allora, ella si accorse di Sarah che aspettava.

— Fa presto dunque, my dear, — ella sclamò. Finiamola. O’ sonno.

Sarah obbedì.

Maud prese i due fili dei due poli della pila; li riunì nella sua mano all’asta dei rheofori; la scintilla si sprigionò; la scossa ebbe luogo e si comunicò al cervelletto ed al cuore.

Maud gettò un grido, e si arrovesciò fulminata sul tappeto.

Sarah si precipitò verso la sua padrona e la rialzò.

Maud era morta...


Qualche giorno dopo, il Corsaire scriveva: «Noi eravamo ben ragguagliati sulla situazione mentale della giovane principessa di Lavandall. Ella si è suicidata colla macchina elettrica. La si dice vittima di un amore disperato.»

Un mese dopo, il dottore di Nubo ritornava dalla Svizzera, e portava la notizia, che il principe di Lavandall, avendo tentato l’ascensione del Monte Bianco, era caduto in un abisso di ghiaccio, da cui non lo si era potuto cavare. Era un accidente, un suicidio, ovvero...?

Il dottore lo accompagnava!

Il conte Alessandro divenne il principe Alessandro di Lavandall.


FINE DELL'EPISODIO SECONDO.