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— E che dice essa, la vostra Parigi, dottore? Ne sa dessa più di voi e più di me?

— E’ pare, madama.

— Allora, dottore, io sarei incantata di apprenderlo, a volta mia.

— Ebbene, principessa, non più tardi che ieri, il Corsaire diceva che il principe di Lavandall segue alla pista suo fratello, in Siberia a quest’ora, in via per la Cina forse, prendendo sempre i cavalli che questi vien di lasciare all’ultima tappa.

— L’è desso terribile, ciò, dottore — sclamò Maud sorridendo. L’è del Byron o del Poe.

— E si soggiunse, principessa, per colmo d’informazioni infallibili, che voi morite di dolore e di disperazione, e che io, vostro medico, ò delle grandi inquietudini sullo stato dal vostro spirito.

— Ma ciò l’è infame! — gridò Maud. Dottore, bisognerebbe far smentire codeste stolidezze.

— Voi v’immaginate questo, madama? — rispose il dottore di un’aria attristata. Non ci crederebbero punto. Crederebbero, al contrario, che la novella è verissima, ed i miei colleghi direbbero che io mi fo della réclame!... Ah! la libertà della stampa! che tossico!

— Ma che fare, allora?

— Nulla affatto. Il Corsaire sarà profondamente ridicolo fra due mesi, quando vi vedranno brillare nei saloni di Parigi, appoggiata al braccio di vostro marito. Tutto al più, madama, se ciò vi aggradisce, io schernirò un poco al club il direttore di questo giornale sulle sue storie, e lo consiglierò ad attingere le sue nuove ad una sorgente meglio ragguagliata.

— Fatelo, dottore, perchè e’ vogliono renderci dei lions; e voi sapete che noi amiamo traversare il mondo senza rumore.

Il dì seguente, il dottore venne per la sua visita di congedo, e non trovò nulla ad aggiungere, nè a cangiare alle istruzioni della vigilia.

Maud gli dette una lettera per suo marito, cui aveva avuto la forza di scrivere, ed ove ella diceva infine quella parola tanto agognata dal principe, tanto pura nel cuore della giovane donna. Ella confessava di amarlo.