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Ed offrendo il braccio a sua moglie, senza aspettare il consentimento di lei, la condusse in un gabinetto attiguo, rischiarato da una semplice lampada di alabastro.

Il boudoir era tappezzato di raso giacinto a fiori bianchi. Il fuoco brillava nel camino. L’aria era tiepida e profumata da guastade di fiori. Là, il piano. Ad un angolo, una tavola a lavoro. Dei pastelli sulle mura. Uno spiro d’innocenza, di pudore, di felicità, di vergine amore in tutta quell’atmosfera di alba.

Dio vi sarebbe venuto a visitare Maria — senza mandarle un messaggiero!

— Sarah, servite il the qui — disse il principe, ed andate ad aspettare madama nella sua camera da letto.

Nulla non potrebbe esprimere lo stupore, il terrore di Maud e di Sarah vedendo i preamboli del principe, il quale aveva l’aria d’imporre, anzi che di dimandare un colloquio.

Sembrava gaio. La sua salute appariva più solida; il suo spirito, più sereno. E’ fece perfino dei complimenti a sua moglie, a proposito di un pastello, cui vide sur un cavalletto, e sur un ricamo che giaceva sur un divano. Ma non appena il the fu servito, ed i domestici si furono ritirati, il principe si levò dal posto, cui aveva preso a fianco di sua moglie, sul canapè, e cominciò a passeggiar lentamente per la stanza — ricadendo nel suo silenzio e nelle sue tenebre.

Alla fine, e’ s’avvicinò alla principessa e proruppe — scattando come un uomo che si decide di un tratto:

— Maud, io sono stato troppo duro verso di te: perdonami.

Questa sottomissione, questa confessione dalla parte di un uomo come il principe, e nella situazione di lui, stupirono più che non toccarono la giovane inglese.

Ella rimase disorientata, e ne pianse.

Il principe se ne avvide, ma non si scoraggiò.

— Maud — continuò egli — io non ti chiedo ancora nulla. Io so che non isveglio in te se non ripulsione e terrore. Ma, ài tu riflettuto alla mia condotta? Ti sei tu dimandato: Quale è la vita di questo dannato alla porta del paradiso?

— Io mel sono dimandato e mel dimando ogni dì, principe.