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L’alba la sorprese accovacciata sur un canapé, in uno stato di annientamento completo.

Sara supplicolla di andare a prendere qualche ora di riposo, prima della partenza.

Maud si slanciò ad un balcone che sporgeva sulla grande spianata del castello, ed incollò ai vetri il suo viso allividito dal freddo.

Alle dieci, ella vide uscire la briska del conte Alessandro, e dirigersi verso la foresta.

Al punto stesso, Ivan, eccessivamente pallido ed agitato, venne a ricordarle, in nome del di lei marito, che a mezzodì una berlina di viaggio sarebbe nel cortile, e che ella doveva recarsi ad aspettare il principe nel villaggio d’Imazoff.

La vettura del conte Alessandro portava i due fratelli allo sboscato.

Poco dopo usciva Ivan, conducendo due cavalli sellati, carichi di un fascio avvilupato in una coverta da viaggio. Tutte le disposizioni erano state prese dal principe.


Giunta ad un certo punto della foresta, la vettura si fermò, ed i due fratelli discesero.

— Aspettate qui — disse Alessandro al lacchè.

Ed andò a raggiungere il principe che precedettelo a piedi.

Essi non scambiarono una parola.

Non una parola si erano detto nella briska.

Spuntando sullo sboscato, scorsero Ivan che vi spuntava da un altro viale, galoppando a briglia sciolta.

Alessandro sospirò.

Pietro fece un ghigno di sprezzo.

Quando Ivan ebbe raggiunto il luogo indicato dal principe, e’ discese e legò i cavalli ad un vecchio abete morto, dai rami scorticati, imbianchiti, senza foglie, che tremavano e risuonavano alla brezza come le ossa di uno scheletro, a cui l’abete somigliava.

Due cavalli! uno per Ivan, l’altro per il sopravvivente. La briska, pel cadavere!

Poi Ivan svolse la coverta, e pose sur essa le due pistole e le due spade.

I due fratelli si approssimarono.