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— L’è una consegna per certe circostanze.

— E se forzassi la consegna, Ivan?

— Padrone, bisognerebbe uccidermi prima. E poscia non sareste contento di essere entrato.

— Ne sei tu sicuro?

Ivan restò silenzioso.

— Me ne lamenterò a lui, Ivan, e tu sarai punito.

— Voi gli fareste della pena, padrone.

— Ma se la principessa volesse entrare, glielo impediresti tu veramente?

— A lei più che a tutt’altri padrone.

Alessandro si allontanò, pensieroso, ed uscì nel giardino.

Maud vi passeggiava.


Essi s’incontrarono di un tratto al gomito di un viale. Per un movimento istintivo, entrambi fecero un passo indietro onde evitarsi. Poi, arrossendo entrambi, si avanzarono vivamente l’uno all’incontro dell’altra, e si stesero la mano.

Seguì un momento di silenzio, camminando sempre verso la porta a vetri che immetteva in una sala del castello. Alessandro sforzandosi a ridere, disse infine:

— Cognata, io m’immagino che Pietro è in via di scoprir l’elexir della giovinezza eterna, perchè egli à piantato alla porta della sua biblioteca il suo cerbero Ivan, ed alcuno non entra.

Maud ebbe un brivido che non sfuggì agli occhi dei conte Alessandro.

— Io sono stato or ora mandato via — continuò egli — E se voi vi andaste, cognatina, avreste la stessa sorte. Me ne sono informato.

— Io non vi andrò, no — gridò Maud, di una voce che denunziava il terrore.

Maud non aveva parlato mai di suo marito con suo cognato. Ella ignorava dunque se questi conoscesse o no il segreto della malattia di lui. Ella aveva però sospettato talvolta che il fratello e la madre dovessero tutto sapere.

— Allora, voi siete a giorno di ciò che egli fa — riprese Alessandro con calma. Non parliamone più.