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Un corriere aveva annunziato l’arrivo del signore. Tutti erano dunque in trambusto, e trenta mila fiaccole di legno resinoso rischiaravano la via al principe ed alla principessa, in mezzo ai loro servi, schierati su due file.

Il conte Alessandro venne loro all’incontro.

Erano parecchi anni che i due fratelli non si erano visti, benchè si scrivessero ogni settimana, l’uno per raccontare le sue imprese alla corte di Nicola, l’altro per minutare la storia della sua anima.

Io dico la storia della sua anima, imperciocchè il principe Pietro non partecipò mai nè a sua madre, nè a suo fratello, l’istoria dei suoi matrimoni naufragati, nè la storia di Maud.

Questa fanciulla era per tutti (la zia di Alemagna e la regina di Würtemberg tranne) la contessa di Walenheim.

Non appena i due fratelli si scorsero, balzarono di vettura e caddero l’uno nelle braccia dell’altro.

Restarono qualche minuto così, senza dir verbo.

Infine, Alessandro richiese suo fratello di essere presentato alla principessa.

Maud, imbaccuccata in una calda e ricca pelliccia, si teneva rannicchiata in uno spigolo della carrozza. Un raggio di Luna, a traverso i cristalli degli sportelli, le aleggiava sul viso e ne accresceva la pallidezza. Aveva l’aria di una visione.

Quando il principe aprì lo sportello per presentarle suo fratello, un fiotto di luce delle fiaccole, che circondavano la vettura, la inondò. La visione sembrò arrossire. Un hourrah! eclatante corse su tutta la linea, mentre il conte Alessandro diceva di una voce commossa:

— Permettete, madama, al primo dei vostri vassalli di baciare la vostra mano.

Quella mano era ghiacciata e tremante.

Alessandro la sentì a traverso il guanto.

Maud rispose semplicemente:

— Grazie, fratello!

Ma i due fratelli avevano tante cose a dirsi; Alessandro aveva tanti complimenti a fare a Pietro sulla bellezza della sua consorte; bruciava tanto di comunicargli tutt’i suoi progetti, tutti i suoi favori alla corte, sopratutto