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nozze — accoccolata sur un canapé nel boudoir. Le sue cameriere la avevano rilevata, all’alba, agghiadata di freddo e di orrore.

Un bagno caldissimo, qualche ora di riposo, le avevano poscia restituito un po’ di calma. Ma il suo spirito era tuttavia sotto il peso dello spavento.

Quando le si annunziò la dimanda di suo marito, un tremor sordo la convulse.

Era alzata. Le sue cameriere, stupefatte ed intrigate dal mistero di quella strana notte, la circondavano.

Maud fece rispondere al marito che era pronta a riceverlo, e rinviò le fanti.

Tranne il pallore un po’ più intenso, lo sguardo un po’ più vago, la pupilla un po’ più larga e fosca, e l’andare un po’ più affranto, alcun’altra traccia non restava della crisi della notte sulla persona del principe. Era ridivenuto quel giovane calmo, bello, dalle maniere eleganti, che seduceva il mondo.

Vestito come per una visita di mattino ad una persona estranea, guantato, cappello in mano, e’ si avanzò di un’aria serena e grave nel boudoir di sua moglie.

La principessa si levò.

Il suo primo movimento fu di rinculare di un passo. Poi, si precipitò incontro a lui.

Il principe la salutò rispettosamente, e, prendendola dalle punte delle dita, la ricondusse al canapé. Rimarcò che la tremava tutta.

— Madama — disse egli, dopo alcuni istanti di silenzio, unicamente turbato dal sibilo della respirazione commossa, — madama, io vengo a prendere i vostri ordini. Sono costretto a partir oggi stesso pel castello di Lavandall, ove mia madre mi aspetta da qualche giorno, ed ove mio fratello arriva stasera. Vengo a dimandarvi ciò che meglio gradite: se ritornare a Londra, restare a Parigi o permettermi di offrirvi l’ospitalità nella mia dimora.

— Monsignore, rispose Maud, tremando sempre e biascicando — ciò che vi dissi ieri, non lo ritratto oggi. Sono la vostra consorte, vi seguirò dappertutto.

Il principe salutò e si tacque un momento. Poi riprese:

— Madama, la vita al castello di Lavandall è ben triste, sopratutto monotona.