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un’estrema violenza, facendo uno sforzo terribile per snodare le sue braccia dalla vita della giovinetta — che si sentiva scricchiolare le ossa, spezzare e soffocare.

Ella andò a cadere sur un divano. Egli stramazzò per terra, svenuto.

Stravolta, smarrita, Maud non pensò neppure a chiamar aiuto.

Aprì il balcone per dar aria.

Un raggio brillante di luna, che si sprigionava da due nuvole, bagnò il sembiante del principe.

Maud rinculò spaventata.

Quel sembiante sì nobile testè, quei lineamenti sì belli, erano accartocciati da un’orrida convulsione. Le labbra spandevano una schiuma livida e sanguinolenta. Gli occhi rotavano ferocemente nelle orbite. Tutto il viso si copriva di una pallidezza lurida, piombiccia, schifosa a vedere.

Il principe era epiletico1.

Maud, spaventata, andò a rifugiarsi in un attiguo gabinetto, e pregò.

Due ore dopo, il signor di Lavandall rinvenne in sè. Si guardò attorno: era solo in mezzo alla tenebre, e... vedovo!

— Vedovo! — sclamò egli infatti, cercando dello sguardo e del desiderio la moglie.

E ricadde nel parossismo.


III.

Al castello di Lavandall.

Il giorno che seguì la scena cui abbiamo raccontata, il principe fece dimandare alla consorte se poteva riceverlo.

Maud aveva passata la notte — la sua prima notte di

  1. Questa malattia non fa tanto orrore in Italia, dove si è visto Pio IX, l’imperator Ferdinando d’Austria e Ferdinando II di Napoli portarla sul trono. Nel resto d’Europa, la è considerata nel senso d’irresistibile repugnanza orrore e disgusto con cui è pinta in questo racconto.