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viso, trovò modo di guizzare fino a lui e di susurrargli all’orecchio:

— State forte contro voi stesso; stecchitevi, principe, e ritornate all’istante a casa.

Il principe trascinò quasi sua moglie, e gittandosi nella sua berlina di viaggio — che li doveva condurre dritto nella Svizzera — ordinò all’intendente:

— Fate il giro dei boulevards esterni, e ritornate al palazzo.

Poi bassò le tendine e cadde ai piedi di Maud. Questa non capiva nulla a quell’agitazione, a quelle contraddizioni, ai contrordini. Agitata, sorpresa, aspettava.

Il tatto di quella mano di donna amata calmò il principe.

Egli non pronunziò una parola e s’inebriò degli sguardi druidici di Maud — la quale, a sua insaputa lo magnetizzava.

Il palazzo di Lavandall — ove il principe non era atteso, dovendo egli partire per la Svizzera uscendo di chiesa — era quasi vuoto. Pietro condusse la sposa nei suoi appartamenti e chiuse la porta.

Le otto scoccavano.

L’appartamento era rischiarato da un fioco riflesso di luna, che penetrava dai balconi. L’aria era imbalsamata del profumo dei fiori che riempivano le giardiniere.

Un silenzio completo e fitto regnava tutto intorno. Uno strato di neve, spolverato sugli alberi del giardino e sulle aiuole, faceva trovar delizioso il soave calore dell’appartamento.

La figura di Maud, tutta vestita di bianco; la sua corona di fiori bianchi sulla ricca capigliatura bionda; la pallidezza cui le cagionava una strana emozione; la luce bianchiccia della luna che cadeva a piombo su lei dall’alto di un balcone, le davano qualche cosa di fantastico. Era una delle più belle visioni che avessero mai sfiorato l’immaginazione di un poeta.

Il principe di Lavandall la contemplava con occhi febbrili, smarriti; era agitato da un brivido straordinario.

Il suo viso era contratto. Le sue labbra, di un pallore spaventevole. Egli aprì di un tratto le braccia; allacciò sua moglie in una stretta convulsiva; le dette il primo...l’ultimo bacio! sulle labbra. Poi, la dietrospinse con