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La zia e le cameriere uscirono.

Maud si guardava intorno con un’intensa timidità.

Pietro la prese per le mani, la guidò ad un canapè, e, facendola sedere, cadde alle ginocchia di lei.

— Maud — diss’egli, riprendendo nelle sue ambe le mani dalla fanciulla — angelo mio diletto, ascoltami.

Maud provò a rialzarlo, senza rispondere. Il principe restò e continuò:

— Per soddisfare alle leggi del mondo, andremo a presentarci or ora innanzi ad un altare, ove un prete benedirà la nostra unione. Ciò vi lega, voi, perchè quel prete è il vostro; il Dio di quell’altare è quello cui voi adorate e che vi à fatto così bella. Io, non sarò legato...

— Perchè dunque, signore? — dimandò Maud timidamente.

— Perchè il dio mio è un altro che il vostro, ed il mio Dio non à sacerdoti. Ma gli è dinanzi a voi che io vado a prestar giuramento; io vado ad impegnare a voi la mia vita. Accettatemi contessa Maud di Walenheim.

— Mio signore, voi avete dunque obliato che mi tiraste dal Foundling hospice di Londra?

— Eh! che importa donde io vi abbia cavata, mio bell’angelo! — riprese il principe. Le creature come voi vengono dal cielo. Chi si preoccupa del luogo ove giaquero le perle e i diamanti che adornano il vostro collo? Io vi amo, Maud. Io vi amo tanto quanto una creatura sulla terra può amare.

— Grazie — sclamò la giovinetta in uno slancio di riconoscenza, levandosi impiedi e rilevando il principe. Voi mi date più che io non avrei giammai osato di chiedere, più che non avrei giammai osato sperare: grazie, grazie, grazie!

— Io non vi dò nulla — continuò il principe, portando le mani della fanciulla sul suo cuore — e non vi domando nulla ancora. Il mio nome, le mie ricchezze, il mio cuore, certo, nella bilancia del mondo meritano qualche considerazione. Per me, tutto codesto non à valore alcuno. Ma voi, vi siete voi dimandata, perchè io mi andassi a cercare in una terra straniera, fra le fanciulle abbandonate, la moglie a cui volevo dar il mio titolo, la mia opulenza, il mio amore?