Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/118

— À bei cavalli?

— I più belli che si siano veduti mai a Rotten-Row, a Londra.

— Giuoca allora?

— Lo si è visto, all’ambasciata d’Inghilterra, perdere tre o quattro mila luigi al whist — parlando di scimie col barone di Humbold, assiso accanto a lui.

— Ma allora che si dice di lui? — chiese il re, il quale aveva forse una ragione ad un’altra in questa investigazione persistente e minuta.

— La vita del principe, sire — rispose il signor di Saint-Cassan — non à nulla di apparente, e quindi nulla che possa dar presa alla maldicenza od alle congetture. Le donne sono intrigate di questo mistero che traversa i saloni. Gli uomini son tenuti in distanza da quel ghiaccio e da quella riserbatezza. Tutto al più, sire, taluno si permette dimandarsi a voce bassa: perchè quella specie di misantropia in mezzo a tanta opulenza di favori della natura? perchè quell’aria stravolta in un sembiante che attira la simpatia? E non si va più innanzi, sire. Perchè un conte italiano, la settimana scorsa, essendosi permesso di domandargli se non fosse malaticcio — con quel pallore sì intenso e quella tristezza sì costante — il principe gli dette del guanto sul muso, ed il dì seguente l’uccise in duello, di un colpo di pistola. E, cosa strana, sire! egli cadde svenuto nelle braccia del conte di Nubo — il quale era nel tempo stesso il suo medico ed il suo unico testimone.

Luigi Filippo ne sapeva abbastanza per ricusarlo come segretario dell’ambasciata di Russia.

Si era discorso di ciò, pare, alla corte di S. Pietroburgo, e lo si era ripetuto nei saloni della principessa di Lieven.


Si vide però il principe di Lavandall prolungare, una sera, più tardi che di costume, la sua presenza al ballo in casa del duca di Luxembourg, e spingere la compiacenza fino a ballare con la signorina di Perceval, a cui la duchessa lo aveva presentato.

Il conte di Perceval aveva passato la sua vita nell’emi-