Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/110

alto per guardar sovente a di sì piccoli atomi e seminare miracoli. O’ letto nella Bibbia...

— Come, figlia mia — l’interruppe la direttrice con tristezza — disperereste voi dunque della bontà di Dio?

— No, madama. Ma ò paura di averlo stancato a forza di domandargli sera e mattino...

— Dei sogni?

— Non ancora, madama: un miracolo!

— Ed avete avuto torto, figliuola mia. La cagion prima dei nostri mali sulla terra è la non-rassegnazione.

— Gli è vero, madama. Ò avuto torto. Un giorno però voi mi diceste che, quando si depositò la mia culla alla porta di questa casa, si depositò pure una somma di 500 ghinee — un dono per lo stabilimento.

— Sì. E poi?

— Un altro giorno, madama, mi ricercarono per occuparmi in una casa di confezione come cucitrice. Io voleva andarvi. Voi mi diceste allora, madama, che si era imposto allo stabilimento, depositandomivi, di non disporre di me prima che io non mi avessi compiuto i sedici anni.

— Ebbene, che volete voi conchiudere di codesto?

— Dio mio! l’è chiaro, pertanto. Se vi impedivano di disporre di me, si voleva dunque reclamarmi prima di quell’età.

— Ah!

— Io ò terminato i miei diciassette anni, madama — soggiunse Maud con abbandono — ed alcuno non è venuto.

— Voi disperate, allora?

— Talvolta, madama. Perchè, ecco lì due anni, che non è scorsa un’ora della mia giornata, una sola delle mie notti, in cui io non mi abbia delirato di quell’assente. È dessa morta? mi dico. Ebbene, che mi si indichi la sua fossa, perchè io mi vada talvolta a piangervi e portarvi dei fiori. È dessa povera? io so lavorare; lavorerò per lei. È dessa colpevole? io le perdono — di gran cuore le perdono. Arrossisce di me? ebbene, che me la si mostri soltanto, ed io andrò alla sua porta a vederla passare e benedirla di tutte le forze dell’anima mia. Mi à dessa obliata? ma che la mi oblii. Io non le dimando nulla: non voglio che vederla una volta sola, una volta, per dare