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bello di Ramsay, di Shackleton, di Hudson e di Joshua Reynold. Vi si va per udir cantare e veder mangiare i figli del luogo; osservare come sono coricati e con quanta nettezza tenuti.

Ed invero, non poche tenere madri augurano ai loro propri figliuoli la sorte di quelli abbandonati — mentre tanti fra costoro invidiano la felicità dei fanciulli che ànno una madre!


Una bella mattina di giugno, raggiante di un sole caldo e limpido — cui i detrattori della mia cara Londra le negano anche nell’estate — una carrozza sboccò dal lato di Mecklembourg Square e si fermò innanzi all’inferriata dell’ospizio.

La carrozza era stemmata, tirata da quattro cavalli grigi pomellati, condotta da un cocchiere che pesava due tonnellate, a parrucca incipriata, forte in colore, raso il mattino, vestito di una livrea amaranto a lacci neri. Tre lacchè, similmente vestiti, recando ciascuno nelle sue mani un lungo bastone a pomo di oro, tenevansi in sul pedile di dietro.

Discesero, ed un di costoro si avvicinò allo sportello per pigliare gli ordini del padrone.

Questi disse un motto, ed il valletto andò a suonare al cancello, dimandando al portinaio se mistress Grown fosse in casa.

Alla risposta affermativa del funzionario (che in Italia sarebbe stato cavaliere, se pur no commendatore) il lacchè gli significò di aprire e di lasciar entrare la vettura nella corte.

In generale, gli inglesi ànno un certo rispetto per tutte le persone che girano in cocchio. Ma questo rispetto si eleva ad ammirazione, se il veicolo à aggiogato quattro cavalli, e ad adorazione se le quattro dette rispettabili bestie sono accompagnate da tre o quattro fanti affusolati di parrucche infarinate, di tricorni, e pastorale a borchie lucenti.

Laonde, il portinaio, che aveva contemplato tutto codesto, non oppose la minima difficoltà agli ordini del lacchè del visitatore, e la carrozza entrò trionfalmente.