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denza, e che la correzione inflittagli dagli operaj della birreria Barclay e Berkins a Londra rese celebre. Haynau era una delle jene dell’esercito austriaco, che, generalmente, è rispettabile. Görgey, per una aberrazione inqualificabile, seguiva la riva sinistra del Danubio, che è la linea più lunga, frastagliata da torrenti e seminata di paludi omicide.

Il combattimento glorioso di Csorna, guadagnato da Kmeti, inaugurò bene la campagna. Ma questi ultimi sorrisi della vittoria erano più un’ironia che un favore del destino. Io raggiunsi Görgey a Perod, il 21 giugno. Kossuth m’aveva addetto allo stato-maggiore.

Görgey mi ricevette ancor peggio di prima; e se non mi mise agli arresti per essermi battuto a Buda, invece di presentarmi al suo quartier generale, si fu perchè avevamo avuto nel giorno precedente degli scontri disgraziati, e dovevamo batterci nel giorno stesso. Il 21 giugno ci fu altrettanto funesto che il 20. Russi ed Austriaci ci oppressero colle loro forze. Io mi battei come un semplice soldato. Haynau si preparò a marciare sopra Pesth per la riva diritta del Danubio, rimasta libera, mentre Görgey intrigava e si allontanava continuamente dall’esercito, cumulando il grado di generalissimo con quello di ministro della guerra. Al 28, subimmo un’altra disfatta a Raab, e fummo obbligati ad abbandonare il terreno. Francesco Giuseppe assisteva alla battaglia. Görgey scrisse a Kossuth d’abbandonare Pesth entro tre giorni, e finiva il suo dispaccio con queste parole: «Quanto a me, abbandonatemi al mio destino». Grido d’allarme calcolato. Significava: