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all’abolizione delle corvèes, dei livelli, delle decime. Egli aveva esatto mai sempre questi tributi di servitù, per la servitù in sè stessa, non già per il profitto; perocchè egli trovava mezzo di dare ogni anno in regalo ai suoi contadini dieci volte più di quel che prendeva come signore. Abborriva l’Austria, perchè l’Austria è tedesca, e l’imperatore perchè non è magiaro; ma non perchè l’una è la tirannia straniera, l’altro un padrone. Non poteva comprendere che un contadino e lui, principe Nyraczi, fossero dell’istessa stoffa, e dovessero godere degli stessi diritti sociali, civili e politici. E, nella sua natura di bronzo, nè le idee, nè le passioni si modificavano mai.

Egli conosceva tutta la mia storia, e le relazioni ch’io aveva con sua figlia dapoichè l’avevo incontrata da suo marito, il colonnello Tichter. Ma io, per lui, era sempre il figlio degli impiccati, che avevano perduto il diritto di nobiltà; il contadino, al quale egli aveva fatto infliggere la pena disonorante del bastone. Cacciatore di contrabbando e ladro, per lui erano l’istessa cosa. Aveva giudicato sua figlia in silenzio, perchè non ci era scandalo nella nostra condotta, perchè il nostro amore non era contaminato da nessuna macchia. Ma lo scandalo ora c’era. Io abitava il suo palazzo, presso sua figlia.

Egli la fece chiamare, e l’attese nel salone a fine di togliere all’abboccamento ogni carattere di paternità. Non dovevano esserci colà che il principe di Nyraczi e la contessa Tichter. Amelia comprese tutto ciò di uno sguardo. Suo padre stava ritto presso il vano della finestra, ch’ei riempiva della sua figura colossale. Aveva gettato sopra una seggiola la sua berretta di velluto nero dalla penna bianca, e con