Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/85

la mia testa sul suo cuore, ed appoggiava le sue labbra al mio fronte. Ella volle farmi trasportare in sua casa, o piuttosto nell’appartamento che la occupava nel palazzo di suo padre. Io mi opposi, e resistei tre giorni. Al quarto cedetti. Ciò fu causa di una violenta scena fra Amelia e suo padre, ed il primo passo verso la catastrofe che doveva inghiottirci tutti.

Il principe Nyraczi era il più ardente patriotta, ma in pari tempo il più forsennato aristocratico dell’Ungheria. Nessuno si mostrò più generoso di lui, ma nessuno altresì più ostinatamente reazionario. Egli aveva dato alla patria centomila franchi, tutto il suo vasellame d’argento d’un enorme valore, degli oggetti in natura in quantità considerevole, dei cavalli per gli Ussari leggieri. Aveva equipaggiato una compagnia di duecentocinquanta volontarii, comandati da suo nipote come suo luogotenente: i berretti gialli, che da due anni facevano la guerra a sue spese. Egli s’incaricava della coltura delle terre di quelli fra i contadini del suo distretto che combattevano fra gli honved. Ogni settimana, due o tre mila poveri del comitato venivano alla porta del castello, ove ricevevano elemosine, soccorsi, prestiti! Aveva fatto venire dall’Inghilterra una batteria di cannoni completa, coi suoi affusti, e l’aveva regalata a Bem, suo amico. Nei suoi castelli non restava più nè biancheria, nè coperte, nè materassi. Tutto era stato inviato agli ospitali pei feriti. E tutto era stato inviato e ricevuto dietro i suoi ordini, senza rumore: la cosa era fatta per sè stessa, e non per ostentazione. Ma la voce del principe Nyraczi fu la sola che si oppose all’emancipazione dei contadini,