Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/45

Altri reggimenti e frazioni di reggimenti fecero come noi.

Entrammo a Buda il giorno memorabile del 28 di settembre 1848.

La Corte di Vienna oggimai aveva gettata la maschera. Non cospirava più, attaccava. Il 25 settembre, essa lanciò due manifesti reali. Col primo, il re accusava di rivolta la Dieta, i ministri, la nazione, e nominava il conte di Lamberg, ungherese di nascita, austriaco di cuore, a commissario reale in tutto il paese, comandante di tutta la forza armata. Col secondo, il re ordinava ai soldati di rientrare sotto le loro antiche bandiere.

L’assemblea si era riunita al 27 di sera, ed aveva decretato: Che i manifesti erano illegali ed incostituzionali; che la nomina di Lamberg era nulla; che le truppe non dovevano obbedire, sotto pena di tradimento. Kossuth stese in questo senso un proclama al paese, che copriva all’indomani tutte le mura di Buda e di Pesth.

L’agitazione delle due città era al colmo. Il general Lamberg la sfidò.

Egli dimorava in un albergo di Buda. Il mattino, prese una vettura, e si fece condurre a Pesth presso Giorgio Mailath giudice del regno. Proprio in quel momento noi avevamo attraversato Buda in mezzo alle frenetiche acclamazioni di una folla immensa e di un popolo intero, armato di falci, di cui s’era impadronito in un pubblico deposito. La nostra vista raddoppiò il loro entusiasmo e la loro esasperazione.

Io mi separai dai miei compagni, perchè la contessa mi aveva pregato di accompagnarla alla sua casa. Io ero divenuto pallido, ma avevo obbedito.