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— Andate a costituirvi prigioniero; un Consiglio di guerra giudicherà la vostra risposta.

— A Pesth sì. Qui no.

Quasi tutto il reggimento era accorso. Il colonnello adocchiò il capitano del 2.° squadrone, che aveva riunito tutti i suoi; erano per montar a cavallo.

— Capitano, gli disse, impadronitevi del capitano del 4.° squadrone, e fate disarmare l’intero squadrone.

— Colonnello, rispose pulitamente il capitano, date ad un altro quest’ordine parto: anch’io. Partiamo col 4.°

La tromba suonò la marcia. I due squadroni lasciarono Marienpol. Il colonnello lasciò andare una spaventevole bestemmia, e rientrò.

Ci aspettavamo che l’Austriaco all’indomani si fosse posto alla testa dei due squadroni che gli restavano, ed avesse raggiunto il 2.° ed il 4.°

Non ne fece nulla. Il giorno dopo, tutti gli ufficiali e sotto ufficiali gli intimarono la partenza. Bisognò che cedesse, sapendosi sorvegliato.

— Non vi fidate di lui, mi disse alla sera la contessa. Egli medita un colpo. Non so quale, ma un tradimento, sicuro.

— Vi è pericolo per voi, signora?

— Non so. Vegliate su me.

Questo «vegliate su me» era la confessione che io attendeva da sei mesi. Ella sapeva che io l’amava come un forsennato, e mi tacevo. Suo marito, egli stesso, mi pareva sospettasse la mia passione. La contessa non aveva fatto nulla per incoraggiarmi, ma io aveva indovinato che il mio amore l’aveva tocca, e che forse meco lo divideva. Come era bella, Dio mio, quando il suo guardo inebbriato posava su di me, e mi avviluppava di un’aureola luminosa!