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               Dei Magiari al nome, intera
                    La sua gloria renderemo,
                    L’onta vil di tanti secoli
                    Noi col sangue laveremo.
               Nel tuo nome, o Dio degli Ungari,
                              Noi giuriamo,
                              Noi giuriamo
                    L’empio giogo di spezzar.

— Lo giuriamo, risuonò, come il coro antico della feste patriottiche della Grecia, l’immensa voce delle due città.

Petöfy finì il suo inno:

               Sui sepolcri nostri proni
                    A pregar un dì vedremo
                    I redenti nostri posteri,
                    E dal ciel n’esulteremo.
               Nel tuo nome, o Dio degli Ungari,
                              Noi giuriamo,
                              Noi giuriamo
                    L’empio giogo di spezzar.

— Lo giuriamo, ripetè la folla, ed intuonò l’intiero ritornello, illuminandolo di una musica improvvisata, ed aggiungendovi: Viva l’Ungheria! viva la libertà!

Quando io, alla tavola degli ufficiali, lessi il racconto di questa scena ed il canto di Petöfy, che io pel primo aveva ricevuto, non restò più nè un bicchiere nè un tondo sulla tavola: tutto fu gettato in aria, come per lo scoppio d’una bomba. All’indomani il colonnello, informato di questa scena, ci mise tutti agli arresti. Sua moglie ci inviò dello Champagne e dei fiori. Noi spargemmo in mezzo ai soldati la poesia di Petöfy.

Da quel giorno, la nostra vita fu un accesso di feb-