Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/372

una notte. E’ mi ricevette come un Turco che ha il gavocciolo, e mi mise fuori dell’uscio alla prima parola. Io turbava la sua pinzocchera o scomodavo la sua serva-padrona. L’amico, che aveva tutto preparato per la mia fuga, mi accolse più decentemente; e la sera seguente, sera di orgia pel popolaccio napolitano, vestito questa volta da dandy, dando il braccio ad una bella signorina, mi andai ad imbarcare a Santa Lucia.

Avevo ora a trattare con contrabbandieri, fior di pesca di galantuomini.

Il capitano del battello a vapore. La ville de Bastie, che doveva condurmi a Marsiglia, non aveva consentito a ricevermi a bordo che in pieno mare, nello stretto di Procida. Le navi francesi erano guardate a vista dalla polizia di S. M. I contrabbandieri mi presero quindi nella loro barca la notte, mediante sessanta ducati. Passai la notte coricato in quella barca, sulla spiaggia, e dormii come un canonico. All’alba, sciogliemmo al largo, e mi andarono a nascondere in una delle grotte sotto il promontorio di Posilipo, ove dovevo restare fino alle quattro pomeridiane.

Io non ho mai visto nulla di così splendido che quelle rifrazioni delle onde del mare scomposte dal sole e riverberate nell’ombra. Una tribù di granchi in bell’umore, diventando un po’ troppo famigliari, m’inquietò mica male e m’impedì di dormire.

Alle quattro, i contrabbandieri ritornarono. Ci dirigemmo allora verso il sito convenuto, remando lontano da Nisida, donde i doganieri sorvegliavano, d’accordo, i contrabbandieri.

Il vapore partiva da Napoli alle sei.