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Nel tuo nome, o Dio degli Ungari,
Noi giuriamo,
Noi giuriamo
L’empio giogo di spezzar.
— Noi giuriamo, gridò la folla di nuovo col rumore del tuono.
Petöfy riprese:
Maledetto chi, pugnando,
Di morire avrà timore,
Chi la vita — inutil cencio
Prezza più del patrio onore.
Nel tuo nome, o Dio degli Ungari,
Noi giuriamo,
Noi giuriamo
L’empio giogo di spezzar.
— Lo giuriamo! echeggiò la folla, alzando le mani al cielo per prenderlo a testimonio.
Petöfy continuò. Si sarebbe detto che la sua voce suonasse il tocco funebre dell’Austria.
Più dei ceppi brilla il brando,
E assai meglio il braccio adorna;
Pur di ceppi fummo carichi,
Ora, spada, a noi ritorna.
Nel tuo nome, o Dio degli Ungari,
Noi giuriamo,
Noi giuriamo
L’empio giogo di spezzar.
— Noi giuriamo, urlò la folla, e tutti quelli che avevano una sciabola, la brandirono.
Le due città, Buda e Pesth, si riscossero all’eco di quel giuramento.
Petöfy, commosso vivamente, declamò l’altra strofa: