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— Sergente, datemi del fuoco per accendere il mio sigaro.

Il sergente mi guardò senza rispondere ed obbedì. Io accesi il mozzicone e presi la via della porta.

— Ma, ove andate, signore? mi dimandò il sergente.

— Come, dove vado? Me ne vado, per bacco!

— Ve ne andate, ve ne andate..... ma voi non potete andarvene.

— Ah! grazie. Eccone un’altra che è proprio bella. Fo i miei complimenti al vostro paese.

— Bella brutta, e’ bisogna restar lì, signore, e risalire.

— Davvero?

— Ma....

— Il capitano non vi ha dunque detto, signor sergente, ch’egli è venuto ad annunziarmi che il ministro aveva segnalato da Napoli, che io potevo continuare il mio cammino?

— Neppure una parola di tutto ciò, signor marchese.

— Ebbene, caro voi, andateglielo a dimandare allora a codesto idiota, e vi auguro il buon giorno....

Il sergente restò perplesso, mentre io mi diressi di nuovo verso l’uscio.

E’ disse infine, alzando le spalle:

— Poichè voi mi assicurate che il capitano vi ha detto codesto, non sarò io che vorrò trattenervi. Servitore umilissimo, signor marchese, e buon viaggio.

— Per la vostra gente, dissi io, dandogli una moneta d’oro.

E partii, a passo lento, esaminando, da uomo che non ha fretta, la piazza, la caserma, la casa comu-