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Alessandro II sperimenta in questo momento l’efficacia della connessione violenta. Sarà egli più avventuroso? Io nol penso. Bisogna dunque apparecchiarsi per il periodo dell’assorbimento, che non può mancare di giungere. Ed è questo che si consiglia alla Polonia, onde la non sia ingoiata dallo tzarismo come un elemento morto, neutralizzato, infecondo, senza ragion d’essere, senza avvenire, senza efficacia, ma come un corpo vivente che esercita sur un altro corpo l’azione magnetica del dominatore di certe belve feroci — io stava quasi per dire, l’azione del tossico.

La questione tra la Polonia e la Russia non è sociale, e perciò radicalmente insolubile. Essa è nazionale e politica, e quindi appunto essenzialmente pratica. La Polonia è incivilita; la Russia lo è meno: ecco la causa intima e grave della lotta e della ripulsione. La Polonia ha due cose dell’Europeo occidentale: lo spirito e la fede: ecco le asperità della soluzione della difficoltà. Ma la conciliazione è bella e trovata, pronta affatto, sulla terra promessa della libertà.

La Polonia può conservare il suo culto, il quale non spiace che in quanto che esso è un simbolo, in questa fase dell’insurrezione, di uno spirito nazionale in rivolta. La Polonia può godere delle sue tendenze europee, del self-government. Ma la Russia spiegherà in Polonia altresì, senza ostacolo, il suo istinto di razza: sostituire, cioè, il mondo slavo al mondo occidentale. In Polonia pure, la Russia non vorrà vedere sommerso, sotto la petulanza oligarchica della nobiltà polacca ed a suo unico profitto, quello tzari-