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ro; ed all’interno, esso è ancora una protezione per le classi inferiori, un legame fra le classi aristocratiche.

Lo tzarismo esso stesso poi non è così autocrata come d’ordinario lo si suppone. Esso non ha a sua mercè, come in Francia, il maneggio del potere giudiziario, il cui esercizio appartiene all’aristocrazia locale. L’amministrazione subisce il controllo di questa medesima aristocrazia, la quale, quando lo voglia, potria cangiarsi senza sforzo in un’oligarchia governativa, come nella repubblica di Venezia un dì, e come nel governo inglese fino al 1830. Un potere esecutivo che non dispone in maniera assoluta, come in Francia, del giudice e del funzionario, non può dunque esser tirannico che fino a quando e per quanto coloro che possono controllarlo, glielo consentono, o sono suoi complici. Il giorno in cui l’aristocrazia russa sarà penetrata dalla necessità di prendere la direzione degli affari, il giorno in cui essa sentirà la dignità della sua casta ed avrà uno spirito di corpo più generoso, la è finita per lo tzarismo.

in Russia non esiste quella classe media, ove nasce e muore la libertà, per ristabilire l’equilibrio o servir di contrappeso. L’affrancamento della servitù mira forse a questo scopo: sottrarre il contadino al suo padrone, dargli da prima una personalità, poi collocarlo sotto la dipendenza completa della corona. La nobiltà perderà altrettanto che guadagnerà lo tzar; ma godrà desso lungo tempo, lo tzar, di questo acquisto? Evidentemente no. La borghesia si costituisce presto, e l’interesse, che è lo spirito di corpo di questa classe, si sveglierà presto altresì. La