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III.


Al di là dell’Oder e delle Alpi Giulie comincia un altro mondo, diverso affatto da quello che abita l’Occidente. L’Europa vera termina colà. Colà stesso comincia l’Oriente. Quivi è il dominio indigeno della razza slava. L’Ungheria, la Polonia, la Boemia, i Principati Danubiani, la Grecia han bene a darsi istituzioni europee, affusolarsi dei nostri abiti e dei nostri costumi. Tutto ciò resta all’epidermide. Quell’Europa geografica non è l’Europa reale, ma un Europa semi-asiatica, che serve di transizione tra l’Occidente e l’Asia. Tutto ciò che è essenzialmente europeo, non ha toccato che le classi aristocratiche. Il popolo ha conservato quello stampo slavo che l’imperio austriaco non ha saputo svellere dall’Ungheria, dall’Illiria, dalla Boemia, e la dinastia germanica non ha saputo cancellare nella Russia e nella Polonia. Il tipo, restando permanente ed imperibile, il posto, la fisonomia, l’ufficio della Russia si disegnano da sè stessi.

La Russia è virtualmente la primogenita della razza. Essa manifesta la sua superiorità con la sua capacità politica. Essa tiene il suo primato a causa dell’immensa portata del suo scopo; e la sua potenza s’impone a causa della massa dei destini, cui porta nella sua mano ed ai quali dà l’impulso. L’idea impulsiva a cui la Russia ha obbedito finora è stata: la ristaurazione delle sub-razze slave cadute sotto il dominio straniero asiatico ed occidentale; la libe-