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sessioni indiane separate dalle russe, nell’Asia Centrale, unicamente dal Punjab. Le sabbie che sterilirono paesi un dì fertili, e l’indebolimento consecutivo di queste popolazioni, incapaci di difendersi contro le invasioni asiatiche, determinarono il ritorno della razza bianca nell’Occidente dell’Europa.

Questi popoli — Sciti degli antichi — per gli slavi e gli orientali ora i Petscienequi, i Torqui ed i Polovtzi, ora i Turcomanni ed i Tartari, erano una varietà della razza bianca europea, che reagivano su questa, in virtù della legge dell’affinità. Il nome di Tartaro è stato attribuito ora alla razza mongolica che lo porta ancora al presente — e che, al contrario, distrusse la potenza dei Tatari con i quali li si confonde. I Tatari avevano molestato la razza slava. Sotto la pressione delle orde mongoliche, i differenti rami degli slavi si collegarono, si fusero. Le regioni lasciate vuote dai Tatari furono occupate dai Cosacchi dell’Ukrania, del Don, e dell’Iaik — un miscuglio di soldati, di avventurieri e di cacciatori, che ebbero l’incarico di difendere questa frontiera contro gli stabilimenti fissi dei Tatari della Crimea e delle orde formidabili dei Kan del Kaptsciac o dell’Orda Dorata.

La razza mongolica si scatenò contro la Russia con una ferocia senza mercè. La divisione dei popoli slavi favoriva la sua invasione; ma l’invasione provocò, per controcolpo e per necessità di difesa, l’unità slava e la creazione affatto asiatica dell’autocrazia dello Tzar.

L’unità inghiottì la libertà.

In questi scompigli, Kief, la culla religiosa e civilizzatrice delle razze slave, perdè la sua superiorità.