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— Bontà di Dio! Misericordia eterna! L’è una nuvola? L’è una vela? L’è un punto nero! No: l’è una delle tre isole dello Stretto! No: l’è un masso di ghiaccio che sorge dagli abissi! Che? esso si approssima. Esso ingrandisce e prende forma. Esso avanza dalla nostra parte....

Cesara ed io cademmo in ginocchio e baciammo il suolo. I nostri occhi nuotavano in lagrime di gioia. L’era una nave....

Io distinguevo la bandiera.

— No, non è la bandiera russa. È dessa inglese, olandese, americana? Guarda, guarda ancora, guarda meglio, Cesara... Le stelle americane!

Sì, era un brick di guerra degli Stati-Uniti che bordeggiava al vento per entrar nella baia. Esso aveva seguito la costa delle isole Aliutine, facendo osservazioni idrografiche ed astronomiche. Le trattative della cessione dell’America russa agli Stati-Uniti, erano cominciate e Lincoln aveva ordinato delle verifiche.

Un’ora dopo, la nostra baydara era in mare. Tre ore dopo, io parlava al capitano dell’Ocean-Queen. Cinque minuti dopo, Cesara ed io eravamo ricevuti in mezzo agli evviva entusiastici dell’equipaggio. Un deportato polacco che aveva traversato tutta la Siberia per scappare allo Czar? che festa! che trionfo! che strepito nel mondo intero!

Un’ora dopo, Cesara ed io avevamo ricevuto degli abiti da marinaio. Le nostre pelli, i nostri arnesi di Yakutsk, i nostri intestini di morsa erano orrendi!

Metek non volle seguirmi. Egli pensava passar l’inverno fra gl’indigeni, recarsi con loro alla fiera di Ostrovnoye, e con i Yakuti, che frequentano que-