Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/270

Paulowski — a circa quattordici mila chilometri da Varsavia!

La nostra dimora si addossava ad un monticello di 300 metri di altezza a picco. Esso formava una dalle pareti del burrone, ove si slancia, di roccia in roccia di granito rosso, un torrente, nel mese di giugno, e che adesso rassomigliava ad una scalinata di cristallo per un gigante. Qualche aborto di larice nero ed informe tremava dal freddo sull’altro versante del precipizio; ma la vallata, che si apriva innanzi al torrente, si abbelliva nell’estate di piante, e di poche bacche di un verde-giallo clorotico. Di già sulla neve le cellule del protococcus cominciavano ad animarsi ed aggrupparsi. I paperi selvaggi venivano a fare la loro muta nei ruscelli, i palmipedi marittimi vi arrivavano in partite di piacere. Vi si pescava un po’ lo sterlet, la nelma, il mauksune e lo tscir — tutti grossi pesci della specie della trota e del salmone. I vicini non erano gente trista. Le donne vi venivano la state a raccogliere un po’ di frutti del vaciet di montagna, quando maturava. Nelle tane dei topi abbonda la radice farinosa della makarcha, ciò che mi procurava il sollazzo della visita curiosa degli orsi bruni, i quali venivano a scavare i topi, cui inghiottivano con una soddisfazione sibaritica, tirando fuori la radice.

Io non era lontano dalla costa, ove s’incontrava qualche casipola di rifugio per i cacciatori, ed ove io poteva godere dello spettacolo del mare e darmi ai miei studii topografici. Potevo andare alla caccia dell’isatis bianco o turchino, dell’orso bianco, dell’argali, della volpe, del lupo, del leone e del vitello marino, e di tutta la tribù degli uccelli viaggiatori ed