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crittogama sotto la neve, si allontanarono. Noi spiegammo la tenda, ed accendemmo un immenso braciere. Il thè caldo, qualche pezzo di cacciagione restatoci, un po’ di pemmican sciolto nell’acqua bollente, che ci diede immediatamente un brodo squisito, ci rifocillarono e richiamarono a vita.

Non ostante, e’ non occorreva pensare a partire per quel dì. La gola della valle, quantunque assai larga, era ostruita dalla neve accumulata e profondamente agitata ancora. Le nostre renne restarono assenti per più lungo tempo del consueto. Io cominciava perfino ad esserne inquieto, perchè udivamo l’urlo dei lupi risvegliar tutti gli echi delle boscaglie vicine. Ora, quale non fu la nostra sorpresa, quando, udendo un po’ di rumore presso la tenda, misi fuori la testa, ed in luogo di tre, vidi cinque renne! Tutto indicava che desse avevano già servito, e che, per una ragione o per un’altra, avevano disertato l’antico padrone. Metek non perdette un istante. Uscì dalla tenda, e mise una sbarra ai nuovi ospiti onde non si allontanassero di nuovo. Infatti, quando partimmo all’indomani, noi li aggiogammo tutti al nostro veicolo. Avventuroso rinforzo! cinque giorni dopo, entrammo nel letto dell’Arga. La sera, accampammo sul confluente orientale del fiume, in una yurta di cacciatore Jakuto con la sua famiglia.

Questa famiglia componevasi di cinque individui. Egli è impossibile imaginare alcun che di più miserabile, di più screpolato, di più stomachevole di questa dimora e di questi individui. Il cacciatore aveva avuto il suo cane divorato da un lupo. Le sue lunghe corse erano dunque adesso spessissimo infruttuose. La piccola cacciagione, rarissima ancora, non poteva ba-