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VIII.


Padrone, toyone, mi dimandò Metek, il Jakuto, ove bisogna dirigerci?

— Al golfo di Anadyr.

— Quale via volete seguire, la più corta o la più sicura?

Se io fossi stato solo, non avrei esitato un secondo a rispondere: La più corta. Ma io era risponsabile della vita di Cesara. Risposi:

— La più sicura, ma altresì la più corta possibile.

— In questo caso, bisogna seguire la strada del Governo, riprese Metek, per Verkho-Jansk, Baralasse, Jobolask, Zakiversk, Saradakhsk, Srednè-Kolimsk.

— No no. Io amo visitare l’interno della contrada, poco esplorato, poco noto.

— Sta bene, ma siccome non abbiamo sufficienti provvisioni, siccome non troveremo ogni dì una volpe, una renna, un orso, un uccello di buona volontà che voglia servire ad accomodarci un desinare; siccome le notti sono fresche, ed i lupi potrebbero provare una troppo forte tentazione alla vista delle nostre belle renne, così noi non volgeremo il dorso, quando si può, alla yurta dell’indigeno, che ci offre l’ospitalità.

— Questo è pure il mio avviso. Ho visto tante facce russe e cosacche, che sono assetato di contemplare dei buoni volti mantsciù.