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il sorriso sulle labbra, la benevolenza nella voce. Che rispondere?

— Non sono io, dissi, che ho domandato questo genere di lavoro. Ho fatto ciò che ho potuto. Non mi lamento. Non ho dimandato di essere risparmiato. Ora io sono il n. 367; usatene come vi aggrada.

— Calmatevi, signore, calmatevi, riprese Astatchef, non sorridendo più. I vostri compatriotti ad Omsk e la signora Duhamel ella stessa vi hanno raccomandato a me. Ho promesso raddolcire la vostra sventura; vogliate rendermi questo còmpito facile. La vita non è tollerabile che quando la si accetta tale quale è, lavorando sempre a migliorarla. Voi vi rammentate troppo.

— Ma....

— Calmatevi, vi ripeto. Voi dovete avere altre attitudini. La vostra missione nel mondo non era di esser minatore. Non vi hanno appreso solamente a tirar moschettate contro i Russi. Io non biasimo le moschettate. Mio padre ne tirò nonFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376 male contro i Francesi, i quali vennero a fare appo noi presso a poco quello che noi facciamo contro di voi. Ma, insomma, poichè vi hanno condannato ai lavori forzati, e che vi hanno destinato alle miniere che io fo lavorareFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376, proviamo, io di piacervi, voi di essermi utile. Quale è dunque l’occupazione che io posso darvi? Cosa sapete fare?

— Non so far nulla, e posso far tutto. Scegliete voi stesso. So il francese, l’inglese, il tedesco. Parlo il russo come voi. Scrivo tutte codeste lingue. Conosco benissimo la scrittura, la scherma, la musica, il disegno, persino la pittura. Ebbi, per dirigere i miei studii, un uomo che diceva: bisogna imparare