Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/184

pound di farina di segala — 33 chilogrammi — e cinque franchi al mese, con che bisogna nudrirsi, alloggiarsi, tenersi in essere. I minatori possono inoltre disporre di una settimana sopra quattro a loro talento. La giornata di lavoro era di dieci ore.

Dappoichè la mia vista si fu abituata alle tenebre, io rabbrividii all’aspetto dei dannati fra i quali mi trovavo. Degli uomini a lunga barba, dalle lunghe zazzere orribilmente irte e luride, dal color quasi nero, le guance ed il fronte stigmatizzati dal ferro rovente, che vi aveva impresso la sinistra sillaba vor; cogli occhi stralunati di collera concentrata e di disperazione, quasi nudi o peggio che nudi, con cenci infami, l’alito fetido, la pelle scagliosa o screpolata, bestemmiando o lamentandosi di aver fame... ovvero, se erano condannati politici come me, dei sembianti squallidi, scarni, tisici, dei corpi affranti, esalando l’anima, alitando, ferendosi ad ogni colpo di vanga, uccidendosi di lavoro per non esser battuti....

Questi spettri circolavano in gallerie nere, si calavano in buchi, disparivano nelle viscere della terra per pozzi tenebrosi: zampillavano dal suolo l’un dopo l’altro come apparizioni dell’inferno, o sprofondavano nelle ombre, come se il motoFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376 li avesse assorbiti. Credevo sognare. Quando la sera rivenni alla superficie della terra, presi a dimandarmi se non avessi avuto delle lunghe ore di delirio. La febbre mi assalì. La notte non potei chiuder palpebre. Per ventura, uno dei miei compagni della yurta era anch’egli condannato politico — un Russo, che da Minusink avevano trasferito a Nertscinsk per punizione, e che vi era giunto appena da una settimana.