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fu così abbreviato di parecchi giorni. Le contrade che percorremmo, avendo continuamente sotto gli occhi, a sinistra, le vette radianti dei monti VablonoiFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376, variano di tappa in tappa: ora sterili, ora ben coltivate, ora lande rossigne, ora praterie di un verde azzurrognolo.

Passammo la Selenza in chiatta, a Verineoudinsk, ove sembianti polacchi circondarono la mia slitta, mentre si cangiavano i cavalli. La riviera è larghissima. È dessa, certo, fra le riviere del mondo quella che ha il corso il più lungo; perocchè, sotto nomi diversi, le sue acque s’immettono nel mare Artico, dopo aver percorso una distanza di 1300 leghe e tagliati ventisei paralleli di latitudine.

Prima di giunger a TchitaFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376, il nostro telega si ruppe. Continuammo la via a piedi fino a questa città. Alla mia destra, si stendeva la Mongolia, culla dei compagni di Tchinghiz-Khan; alla sinistra, le rive del Baikal. Poi, le tribù nomadi dei Buriati, cui i Russi si sforzano invano di fissare; ed a qualche centinaio di verste, la frontiera cinese. Silenzio e solitudine ovunque: l’inverno cominciava. L’aquila ed il caimanoFonte/commento: Pagina:Petruccelli Della Gattina - Le notti degli emigrati a Londra, Milano, Treves, 1872.djvu/376, essi stessi, emigravano verso l’alto Gobi, abbandonando i deserti chiaro-azzurri del cielo, il deserto della terra non offrendo loro più prede. Il suolo non ha più vita...

Infine, eccoci a Nertscinsk.

Avevo percorsi ottomila chilometri di un solo fiato. Ero spossato. Avevo visto poco del mondo che fendevo a tiro di ala. Avevo vissuto di una vita interna: fino ad Omsk, del passato; a partir dall’annunzio della mia sentenza, dell’avvenire. Ora, eccomi solo, ma risoluto, in faccia al destino.