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avessi una maschera; imperciocchè, quantunque i primi buffi di vento dell’Oceano glaciale avessero cacciato via qualcuna delle specie delle zanzare, restavano ancora troppi di questi dipteri succhiatori per divorarmi vivo prima della fine della traversata. Comperai da lui una maschera di crini, e feci bene.

Queste paludi hanno 325 chilometri nella loro parte meno larga — una specie d’imbuto in fra gli altipiani più elevati dell’Obi e del Irtitsc. Le acque non hanno scolo, ed il sottosuolo argilloso, che le riceve, non le assorbe. Da ciò gli stagni ed i pantani fetidi e micidiali. Gli abitanti rarissimi di queste contrade desolate le fuggono. Non vi s’incontra che qualche pastore Ostiako, squallido, tremante di febbre, e trascinantesi dietro ad armenti pieni di vita, che pascolano un’erba fresca e succulenta.

Gli era infatti un mare d’erba, che ondulava sotto il vento, ed ove migliaia di uccelli acquatici svolazzavano. Impossibile di asciolvere a Bulatova. Io galleggiava in mezzo ad un nugolo di zanzare, di tafani, di moscherini, di maringuini, di tipole grosse come una testa di spillo, che mi trafiggevano attraverso la maschera ed attraverso il mio gabbano da forzato. I cavalli grondavano sangue d’ogni poro, pugnalati da tafani lunghi un pollice, armati di trombe e lancette formidabili.

A Kamsk, assiso vicino ad un gran fuoco, mi avventurai a prendere una zuppa di rape. Ma non appena servita, era immediatamente coperta da uno spesso strato di questi insetti, che vi si precipitarono alla stordita.

Kamsk è al centro della Baraba. Gli abitanti avevano tutti emigrato a Kolivan od a Omsk.